Il termine "Orange Wine" è stato coniato dagli anglosassoni che , per praticità, hanno così etichettato i vini prodotti da uve bianche attraverso la macerazione prolungata a contatto con le bucce dei chicchi. In quello che viene comunemente considerato il territorio di origine, la Georgia, i vini orange vengono denominati ambrati, temine che forse descrive meglio il loro caratteristico colore. Quindi gli “Orange Wines” sono vini prodotti da uve a bacca bianca vinificati però come se fossero dei rossi, ossia lasciando macerare per tempi più o meno prolungati i mosti assieme alle bucce e i lieviti, che poi si depositano sul fondo e cedono lentamente sostanze di diversa natura al vino. Il risultato è un vino arricchito in tannini, polifenoli e sostanze aromatiche e proteiche complesse, che gli conferiscono sensazioni visive, olfattive e tattili che lo caratterizzano rispetto sia ai bianchi che ai rossi. Il colore di questi vini è “orange“, appunto, un colore aranciato che presenta sfumature ambrate di maggiore o minore intensità a seconda della struttura e dell’affinamento del vino che si sta esaminando. Dal punto di vista olfattivo i vini arancioni possono presentare profili molto diversi. In alcuni vini è possibile riscontrare note erbacee di foglia di geranio. Altri vini possono avere note fruttate di frutta bianca secca, come albicocche, gherigli di noce, o note di miele, quindi sentori che possono richiamare lo spettro olfattivo di taluni vini bianchi passiti. Con l'aggiunta di un sottofondo di crosta di pane ed in alcuni casi una vena di ossidazione. Al gusto si riscontra solitamente una struttura più corposa rispetto ad un qualsiasi vino bianco o rosato, in quanto la quantità di estratto è generalmente superiore. I tannini sono chiaramente percettibili e più o meno marcati a seconda della durata della fase di macerazione e, ovviamente, del vitigno di origine. Acidità e sapidità si integrano col tannino facendo sì che questi vini abbiano un profilo gustativo più orientato verso le durezze. Da tenere bene in considerazione il fatto che così come esistono vini bianchi e rossi più o meno intensi e strutturati, esistono vini orange più o meno intensi e strutturati.
Ma veniamo ai vini della serata, quattro diverse interpretazioni di vini bianchi macerati e diversa anche la provenienza. Di seguito, nell'ordine di servizio, i vini in degustazione:
Poggi Alti Liguria di Levante IGT 2016 Santa Caterina. L'Azienda si trova in Lunigiana al confine con la Toscana ed il colle Santa Caterina, dal quale prende il nome, si trova appena fuori dall'abitato del comune di Sarzana. Su questo colle vengono coltivate le uve che danno vita al Poggi Alti, Vermentino in purezza sottoposto a breve macerazione, dagli otto ai quindici giorni. Dopo la sfecciatura di fine fermentazione, il vino rimane sulle fecce fini fino all’imbottigliamento, in parte in acciaio e in parte in orci di grès. Color giallo oro, al naso è intenso con note di fiori e frutta gialla. In bocca è fresco, snello e gradevole. Buona la persistenza.
Harmoge Prima Terra. La cantina Prima terra si trova a Campiglia in provincia di La Spezia, mentre i sei ettari di vigneto dell'azienda sono dislocati tra le Cinque Terre, Riomaggiore, e la Val di Magra al confine con la Toscana. Il vino Harmoge, armonia in latino arcaico, è la sintesi di questi due territori è infatti ottenuto dalle uve di vermentino coltivate a Ponzano Magra e da uve bosco e albarola provenienti da Manarola nelle Cinque Terre. Colore oro antico acceso brillante. Naso intenso e complesso che si muove su note tenue di pietra focaia, frutta gialla, pesca matura, sentori di vaniglia e cannella su un sottofondo floreale. Il sorso è arrotondato dall'alcol, torna il frutto e la mineralità. Sorso carnoso ma non appesantito, scorre via piacevole e persistente. Gran bel vino.
Malvazija Riserva 2011 Vinogradi Fon. Con il terzo vino ci siamo spostati in Slovenia, o meglio sul Carso Istriano. Si tratta infatti di una Malvasia istriana, vino dorato e luminoso, colore che ricorda la buccia di mandarino. Aromaticità intensa ma elegante, che non stanca. Fiori di gelsomino e fiori di arancio si mischiano in un bouquet equilibrato. Seguono note di mandarino, erbe aromatiche, melone giallo, miele e cedro candito, per chiudere con nuances minerali. Il sorso, ben equilibrato tra sapidità e freschezza, risulta elegante avvolgente e coinvolgente. Gusto appagante e grande persistenza. Il mio preferito della serata.
Clos des Amandiers 2007 Triple A Georgia. Quarto vino un bianco georgiano, da vitigno Rkatziteli, dalla lunga macerazione e affinamento in anfore come da tradizione. Diciamo subito che si tratta di un vino difficile, che non rientra nei canoni sensoriali a cui siamo abituati. Sicuramente il più orange dei vini della serata, colore praticamente arancione. L'ossidazione, non gradevolissima, caratterizza il profilo olfattivo tanto da riuscire a tenere il naso nel bicchiere solo per brevi intervalli di rempo. Evidenzia su tutte note terziarie eteree di smalto misto ad acetone. Al gusto è tannico, acerbo, verde che allappa, spigoloso. Bevibilità da rivedere, non sono riuscito ad andare oltre il mezzo calice. Ciò nonostante resta un vino da provare per la sua tipicità.
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